Morte e vita, addomesticamento e desiderio, perdita e ritrovamento. Un Filo conduttore che attraversa il tempo, ricongiungendo le parti, sutura le radici ai rami, il passato al presente, la memoria dell’ uomo alla sua più intima natura.


2m x 2m circa
cartone, carta, piuma.
Galleria D’Adamo, Pescara, 2011



“LA MEMORIA È della nostra assoluta, innegabile e irrevocabile affinità con il femminino selvaggio, una relazione
che può essere diventata spettrale per negligenza, sepolta dall’addomesticamento eccessivo, messa fuori
legge dalla cultura circostante, o non più compresa per niente. Possiamo aver dimenticato i suoi nomi,
possiamo non rispondere quando chiama i nostri, ma nelle ossa la conosciamo, ci struggiamo tendendo a lei;
sappiamo che lei ci appartiene e che noi apparteniamo a lei.
E’ in questa relazione fondamentale, essenziale, fatta di forze naturali che siamo nate, e da esse nella nostra essenza siamo anche derivate.
[…]
siccome è tacita, presciente e viscerale, tra le “cantadoras” È detta la natura saggia o sapiente. E’ detta
talvolta ”la donna che vive alla fine del tempo”, oppure “la donna che vive ai confini del mondo”. E questa “creatura” È sempre un creatore-strega, o una dea della morte, o una vergine in caduta, o mille altre
personificazioni. E’ nel contempo amica e madre di coloro che hanno perso la strada, si sono sperdute, di
tutte coloro che hanno bisogno di sapere, di tutte coloro che hanno un enigma da risolvere, di tutte coloro
che vagano e cercano nella foresta o nel deserto.”

_Clarissa Pinkola Estes