VAA Video Art Award
webinart con il Centro della Documentazione della Ricerca Artistica Contemporanea LUIGI DI SARRO (Roma), e l’AMBASCIATA DI PRETORIA, Dicembre 2021
il CENTRO DI DOCUMENTAZIONE ARTISTICA LUIGI DI SARRO e l’ ISTITUTO DI CULTURA ITALIANO DI PRETORIA presentano BEYOND THE SHORT: WEBINAR, un dialogo a distanza tra ITALIA e SUDAFRICA con i protagonisti del PREMIO VAA che incoraggia e promuove la produzione di opere che utilizzano l’immagine in movimento.
Incontro aperto dal messaggio dell’Ambasciatore d’Italia in Sudafrica Paolo Cuculi a testimonianza di quanto siano importanti i progetti di scambio che incrociano idee e culture.
Sulla piattaforma web https://vaa.webinars.zone/
E’ stato creato un archivio delle due edizioni del VAA tenutesi negli anni passati,
le due Top 10 delle opere che la giuria ha selezionato e tra le quali ha individuato i vincitori.
Le opere dei 20 artisti coinvolti sono visibili nella sezione video.
selezionata con il video:
ENTRA IN QUESTA FERITA ° il dolore da bruciare è la porta da spalancare
video di 4:10 minuti, 2015
(montaggio in stop motion di materiale fotografico con interventi pittorici e materiale fotografico di elementi pittorici tridimensionali)visibile qui: https://vaa.webinars.zone/video-1st-edition/http://www.centroluigidisarro.it/
Centro della Documentazione della Ricerca Artistica Contemporanea LUIGI DI SARRO, Roma
selezioni video:
2018
Finalista Concorso Internazionale VAA VIDEO ART AWARDS – “OLTRE IL CORTO/BEYOND SHORT FORMAT” – promosso dal Centro di Documentazione della Ricerca Artistica Contemporanea Luigi Di Sarro, Roma, che si rivolge a giovani artisti attivi nel campo della video arte. Il progetto è realizzato con il contributo dell’Istituto Italiano di Cultura di Pretoria e con la collaborazione della associazione sudafricana Rainbow Media NPO e di CortoLovere.
Dieci finalisti – cinque italiani, cinque africani – in Esposizione presso il TSOGA CENTRE, PHILIPPI | CAPE TOWN, South Africa il 24 Marzo durante l’Italian Art Day e poi in Settembre al Festival internazionale CortoLovere.
concorso: http://www.centroluigidisarro.it/video-art-awards-oltre-il-corto-beyond-short-format-concorso-per-video-artisti-aperta-la-call/
finalisti: http://www.centroluigidisarro.it/vaa-video-art-award-10-finalisti-in-mostra-durante-litalian-art-day-e-cortolovere/
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2016
IX London Biennale, Stufio.Ra, Roma
SYNCHRONISATIONS – SYNCOPATIONS
DAVID MEDALLA, fondatore e direttore e da ADAM NANKERVIS,
coordinatore internazionale
Valle Della Caffarella, Studio.Ra e la gellaria-studio RO.MI. (quartiere Appio Latino)
www.studiora.eu || www.1fmediaproject.net
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2015
XVIII Biennale di Penne e Nocciano
Museo di Arte Moderna e Contemporanea MaMec Penne (PE)
a cura di Antonio Zimariono e Martina Lolli
http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Eventi/visualizza_asset.html_53410871.html
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Ricerca su etica e comunicazione, nel campo delle arti visive, in tempo di Covid
con: Francesco Fossati, Noel Gazzano, Mario Margani, Michela Tobiolo, Joshua Zielinski
a cura di Dario La Mendola | Accademia di Belle Arti “Michelangelo” di Agrigento | anno accademico 2019-2020
Questionario Studio Etica della Comunicazione – Prof. D. La Mendola
di Salvatore Navarra
risposte di Michela Tobiolo
Non amo definirmi né definire. Amo più le domande che le risposte. Le risposte possono modificarsi nel tempo, possiamo crescere, espanderci. Tutto può divenire nuovo, sempre.
La curiosità mi ha portato ad indagare me stessa, il mondo, le cose e credo che la condivisione sia alla base del processo di conoscenza proverò per questo ad interagire con i vostri quesiti.
Mi sarebbe piaciuto molto parlare per telefono, prima delle risposte, ma comprendo il poco tempo a disposizione.
Non è dipeso da voi, ma da me e dal mio ritardo.
Grazie ancora per avermi coinvolto in questa vostra ricerca.
1. Qual è il ruolo dell’artista nella società contemporanea?
Come scrivevo su, non amo le nette demarcazioni e cerco di avere uno sguardo largo.
Credo, ma ripeto è una visione del tutto personale, che in qualsiasi ambito l’essere umano oggi sia vittima alienata della classe dominante (ci sono libri molto interessanti che investigano l’argomento e tra questi potrei suggerirvi “L’Estetica del Novecento” di Perniola, “Arte e verità dall’antichità alla filosofia contemporane. Una introduzione estetica” di Pietro Montani, “L’Arte è necessaria? Di Ernest Fischer e soprattutto “Strutture antropologiche dell’immaginario” di Durand).
Desidero fortemente credere però che l’uomo _a guida dell’artista, e quindi l’artista in quanto uomo, possa _non con poche difficoltà
continuare a tendere a qualcosa di più alto ed altro da ciò che lo stato attuale delle cose vorrebbe imporci.
L’artista ha un dono ma anche una grande responsabilità come sottolineava bene Kandinsky
in “Lo Spirituale dell’Arte”.
2. Qual è la funzione dell’arte nella società contemporanea?
Queste sono domande davvero grandi e donare loro poche parole mi sembra così assurdo, come non poter avere un confronto con te, voi, ma ripeto proverò ad esporti ed esporvi il mio punto di vista, sintetizzandolo.
La funzione dell’Arte nella società contemporanea, riprendendo la risposta precedente, è spesso ad uso e consumo della classe dominante, lontana dal suo nucleo centrale originario e spesso svilita.
Nonostante ciò esistono realtà tenaci, sotterranee, di grande etica ed umanità.
Realtà che lavorano perché l’Arte possa avere la sua reale, centrale, e meravigliosa funzione di processo fondativo dell’uomo e del suo essere uomo tra gli uomini; in sintonia con il proprio corpo, la propria mente, la società e l’ambiente.
Realtà che lottano e continuano a credere che l’Arte sia impulso morale e poetico; motore di processi individuali e collettivi; la possibilità delle possibilità grazie alla sua preziosa funzione di invenzione.
Ciò che immaginiamo possiamo vederlo e realizzarlo, sempre o quasi.
E se questa possibilità può essere applicata al bene comune, ecco, la funzione dell’Arte nella società contemporanea può essere metamorfica e salvifica.
3. Nel realizzare le sue opere, utilizza materiali nuovi o inediti per far emozionare e appassionare sempre più il pubblico alla sua arte?
Spesso sono i materiali a chiamarmi.
Materiali o mezzi espressivi, in genere che parlano la stessa lingua della ricerca che sto affrontando in quel dato momento.
Oggetti trovati in natura, in mercatini, in armadi cassetti cantine, abbandonati per strada.
A volte sono materiali naturali, a volte materiali da recupero. A volte li acquisto.
Per i mezzi, come scrivevo su, non mi son mai posta limiti; da mezzi analogici ai nuovi media e la multimedialità.
La mia è una ricerca intima, lenta quotidiana, che si apre al mondo e spesso dal mondo viene trasformata.
Molti materiali ed elementi vengono reintegrati in progetti successivi a volte mantenendo il loro significato centrale, a volte modificandolo.
Credo nella crescita continua ed aprendomi in questi ultimi anni alle pratiche partecipative, condivise e collettive tutto si modifica e cresce dentro, come fuori.
L’incontro con il mondo ci trasforma e trasforma ogni cosa intorno a noi, se lo permettiamo.
E questo è un dono prezioso ed unico dell’Arte.
Non penso di aver mai avuto altro che il sincero impeto dell’urgenza di ricercare, esprimermi, condividere;
creare scambio ed esperienze.
4. Com’è secondo lei, il rapporto tra il grande pubblico e l’arte contemporanea?
Freddo, distante. A volte il grande pubblico è del tutto ignaro di ciò che avviene in ambito artistico nel proprio territorio, paese o sistema mondo sia in riguardo a notizie inerenti l’Arte sostenuta ufficialmente che sulle notizie riguardanti le piccole realtà.
L’Arte contemporanea è elitaria, chiusa in se stessa e nel sistema ufficiale ma ci sono artisti affermati, riconosciuti a livello internazionale che hanno lottato e lottano perché i confini svaniscano.
Come scrivevo nella prima e seconda risposta, ci sono poi le tante realtà più piccole; tante speranze, utopie ed azioni condivise meno raccontate, riconosciute e sostenute ma che non si arrendono.
5. Che valenza hanno i social network dal punto di vista della comunicazione in campo artistico?
Credo, come ogni cosa possano avere e portare con sé cose buone come cose non buone.
Immagino possano essere una finestra, una possibilità di scambio infiniti come la possibilità di alienazione, saturazione, sterilità, date da una continua ed eccessiva produzione di stimoli ed input.
Possono permettere che si possano raggiungere le realtà più piccole e meno sostenute _come scrivevo nelle risposte precedenti; portare alla conoscenza di tante, tantissime cose; possono creare contatto, come portare ad una estrema superficialità data dalla fretta, dalla disattenzione e molto spesso dai pochi strumenti emotivi, cognitivi che l’uomo medio contemporaneo possiede.
Non amo le nette definizione come continuo a ripetere e credo sempre che si possa tendere al meglio, ad una etica ed una umanità, ad un rispetto per le differenze ed una attenzione alle sfumature.
Ho sempre creduto e continuerò a credere che grazie all’Arte si possano intraprendere nuove strade per riequilibrare le follie, gli egoismi, la mancanza di contatto fisico, emotivo, di rispetto per se stessi, l’altro per il bene comune e l’ambiente.
Nel mio ultimo progetto sto lavorando sul concetto di reciprocità (scrivo e porto avanti laboratori dal tema “essere ponte” da anni), sento e credo fortemente che alla base della buona comunicazione ci sia sempre una reciprocità. Un andare ed un tornare. Un movimento, una danza.
Nella comunicazione, e nella comunicazione in presenza di reciprocità nulla avviene forzatamente e si può giungere ad una negoziazione di significato; una co-creazione continua.
Quando queste nella comunicazione vengono a mancare, molto spesso siamo in presenza di un atto vandalico, di un manipolare, di un estorcere o da un semplice bisogno di approvazione; ecco, nella reciprocità vi è il rispetto di se stessi e dell’altro, desiderio di dare realtà all’altro da noi, sempre.
Credo per questo fortemente che al di là dei social network alla base di qualunque atto comunicativo vi debba poi essere un ritorno, uno scambio, una trasformazione, vita vera che pulsa.
Credo non contino la forma o i mezzi, credo, sia importante che l’Arte possa continuare ad essere sogno, conoscenza, trasformazione ed espansione dell’esperienza, questo sì.
Ma chissà cosa ne penserò tra qualche mese, anno, al riguardo.
Sarebbe bello sapere cosa ne pensi, pensiate voi, cosa ne penserai, penserete voi. Mi incuriosisce molto, se mi soffermo a pensarci (scusa il gioco di parole).
Questionario Studio Etica della Comunicazione – Prof. D. La Mendola
di Nino Ferrigno e Calogero Serraino
risposte di Michela Tobiolo
Non amo definirmi né definire. Amo più le domande che le risposte. Le risposte possono modificarsi nel tempo, possiamo crescere, espanderci. Tutto può divenire nuovo, sempre.
La curiosità mi ha portato ad indagare me stessa, il mondo, le cose e credo che la condivisione sia alla base del processo di conoscenza proverò per questo ad interagire con i vostri quesiti.
Mi sarebbe piaciuto molto parlare per telefono, prima delle risposte, ma comprendo il poco tempo a disposizione.
Non è dipeso da voi, ma da me e dal mio ritardo.
Grazie ancora per avermi coinvolto in questa vostra ricerca.
1. Che cos’è l’Arte per lei?
Ho iniziato ad appuntare velocemente le risposte per questo questionario l’altra sera. Da meno di un mese vivo in campagna, il mio piccolo studio è circondato da una natura austera e meravigliosa.
Era notte tarda, c’era un vento fortissimo ed ogni cosa pareva urlare di vita.
Ecco, se potessi minimante descrivere cosa sia l’Arte per me potrei provare dicendo che è una urgenza incontenibile come incontenibile era l’emozione che mi invadeva.
Il desiderio di vivere fino in fondo quell’emozione e magari poi descriverla e non importa con quale mezzo, ecco, si, un sentire la vita, un inspirare con tutto il corpo. La meraviglia, il desiderio, il sogno, che questa bellezza possa raggiungere il più persone possibile.
Il ricevere doni e il desiderio e la volontà di restituirne, forse.
Poi con il tempo, gli strumenti, la crescita, l’esperienza è divenuta sempre più una responsabilità etica, umana, sociale senza mai perdere però quel guizzo irrefrenabile e collegato a qualcosa di più alto ed altro.
Un meraviglioso luogo, non-luogo; la possibilità delle possibilità.
2. Come riesce ad esprimere l’Arte?
Credo di riuscire a creare, quindi a dar vita a qualcosa, nel momento in cui scelgo di fluire, di accogliere bellezza e provare a restituirne.
In un secondo momento c’è tanta ricerca, ricerca priva di razionalità.
_Warburg le definisce molto bene descrivendole come relazioni tra forme apparentemente diversissime ma con delle affinità dei contenuti.
Segue una ricerca più approfondita e nozionistica che spesso tocca gli ambiti più disparati; dall’antropologia, all’archeotipologia, dalla filosofia alla psicologia, dalla scienza al mito o la favola.
Mi piace giocare sui significati, le etimologie, ma do molta importanza anche all’aspetto sociale e pedagogico.
Tutto questo, nel tempo mi ha portato alle pratiche partecipative, con condivisioni collettive e condivise.
Da oggetti poetici, installazioni, video, videoinstallazioni ad atti rituali e condivisi perché come sottolinea Umberto Galimberti nella prefazione a “Sud e Magia”, attraverso le metastorie credo possano essere reintegrate le limitazioni umane perché riassorbite e relativizzate.
Ma esprimo l’Arte quotidianamente, essendo, come vi descrivevo nella risposta precedente parte integrante della meraviglia nei confronti della vita, dell’uomo, della natura e del mondo.
La bellezza delle piccole cose quotidiane, la bellezza nella cura, nei dettagli, la bellezza del sentire e infinite possibilità per provare a descriverla e a restituirne.
Non è sempre semplice, non lo è affatto ma le volte che accade, che accade quel sentirmi parte del tutto riesco a farne scorta per tempi più bui o duri.
3. Come è cambiata l’Arte a livello comunicativo nel corso dei secoli?
Non è strettamente il mio campo di indagine ma per curiosità intellettuale ho sempre cercato di approfondire i cosa|come|perché e credo, ma ogni definizione, seppur con approfondimenti è pur sempre una verità tra le verità, perché una visione personale seppur tendente all’universale.
L’Arte cambia e si trasforma con il mutare della società.
Ogni periodo storico è stato raccontato, scomposto, reinventato, o sostenuto dall’Arte.
Con una investigazione, delle metodologie e risposte differenti.
Solo in età arcaica era parte integrante della vita, intima e sociale; forse solo allora tendeva davvero a qualcosa di più alto ed altro perché in comunione con la natura.
Da allora in poi, attraverso forme differenti, nel suo nucleo centrale intatto credo sia stato il luogo di tutte le possibilità in risposta ad un appiattimento dato dal potere dominante.
La sua comunicazione si è trasformata assieme all’evoluzione della tecnica, della scienza.
Dall’analogico al mediale al multimediale.
Preferisco però concentrarmi sempre sulle possibilità ancora inesplorate. Scrive bene Ernest Fisher in “L’Arte è necessaria?” che l’Arte potrà estinguersi solo quando perirà l’umanità; nel suo nucleo centrale vi è il desiderio pulsante del comunicare. Finché vivremo o sentiremo la vita pulsare questo bisogno di comunicare vivrà con noi; e quando non è così molto spesso l’uomo non è in un equilibrio bio-psico-sociale.
4. Che rapporto ha con i nuovi mezzi di comunicazione, social soprattutto, e in che modo questi, eventualmente, hanno cambiato il suo modo di comunicare con il suo mondo dell’Arte?
Come per ogni mezzo cerco di comprendere se sia per me comodo, se utile, se piacevole, se può portare bellezza nella mia vita e nella condivisione.
Li ho utilizzati con curiosità, son stati una finestra sul mondo, avendo scelto una vita di periferia, lenta e bruciante, sì, ma lontana da tante cose.
Mi ha permesso di conoscere molte persone, di viaggiare e di far viaggiare il mio mondo nel mondo.
Non credo abbiano modificato il mio modo di comunicare l’Arte, credo solo che lo abbiano aperto alla condivisione con più persone.
Ora, molta parte della mia ricerca, che è sempre stata come descrivevo prima, una grande avventura e ricerca di immagini, fotografie delle piccole scoperte o cose quotidiane, musica, incontri, poesia, teatro, cinema, testi dai più disparati; si trovano in un luogo-non luogo che è di tutti.
Dal mio mondo al mondo tutto; con tutte le cose buone o meno che questo voglia significare.
Ricevo doni ed ho fatto la scelta di restituirne anche attraverso i nuovi mezzi di comunicazione che spesso portano ad uno sguardo frettoloso, superficiale, ma non m’importa; sono solo concentrata sulla bellezza che per me è una scelta di vita.
5. Qual è lo strumento e la metodologia di comunicazione che preferisce adoperare?
Utilizzo gli strumenti e le metodologie di comunicazioni più disparate, in genere che parlano la stessa lingua della ricerca che sto affrontando in quel dato momento.
Tutta la mia ricerca e poetica si muovono attorno all’idea di contatto, quindi di comunicazione in senso lato; creare relazioni, collegamenti attraverso parole, gesti, azioni.
In questi ultimi anni ho dato molto importanza al corpo, molto spazio ad ricerca dalle angolazioni più differenti che lo riguardassero.
Punti di osservazione antropologici, filosofici, psicologici, scientifici, passando per le forme spettacolari e rituali, fino ad arrivare a spunti archeotipologici, biologici, sociali ed anche del gioco.
Organismo e ambiente cooperano ma anche i nostri sensi e la psiche; l’ascolto è un processo sia fisico che cognitivo. Corpo, emozioni, nozioni, azioni in una danza meravigliosa; una danza che fa il corpo mondo.
Approfondendo pedagogicamente l’argomento son giunta a teorie di Dewey, Bruner, Vygotschiy, Bruner, Dolci, che sostenevano tutta la mia ricerca approdata ai processi partecipativi.
L’immaginazione, quindi l’attività creatrice può farsi mondo attraverso il corpo; il corpo carnaio di segni può divenire il mezzo di comunicazione più sincero.
Il corpo attraverso la significazione e attraversando la soglia individuale può portarci ad una comunicazione con la natura e l’altro da sé.
Corpo e mondo in una comunicazione e scambio reciproci, attraverso l’esperienza che espande la nostra conoscenza.
6. Cosa ha influito maggiormente nel “salto” della sua carriera da “semplice” artista ad artista riconosciuto e affermato?
Non so se questo “salto” sia avvenuto, è tutto così relativo e lontano da ciò che conta davvero.
Posso dire però che la mia ricerca ha ottenuto dei riconoscimenti con Residenze Artistiche, la pubblicazione in Cataloghi, la vincita di Concorsi Nazionali ed Internazionali. E’ stata riconosciuta anche in ambito Universitario.
Credo sia cresciuta con il senso di responsabilità etica, morale e sociale, con il desiderio di fare sempre più ampia, larga la possibilità di condivisione, che sono cresciute in me, questo sì.
Ma per assurdo più cresceva il riconoscimento più tendevo a pensare di lasciare tutto; vivere in campagna e vivere tra le persone che apprezzano le cose semplici in una condivisione lenta e lontana dall’apparire in mezzo alla più alta forma d’Arte che ci è data gratuitamente e cioè la natura.
Sopraggiunge però, sempre l’idea poco dopo che questo dono sia anche una responsabilità, come sosteneva giustamente Kandinsky in “Lo Spirituale nell’Arte”.
L’Arte è la possibilità delle possibilità ed ascolto, seleziono ed indirizzo, attraverso tempi lenti le mie energie nella direzione di persone e realtà con intuizioni, visioni, utopie e realizzazioni dal cuore grande.
Esistono realtà tenaci, sotterranee, di grande etica ed umanità.
Realtà che lavorano perché l’Arte possa avere la sua reale, centrale, e meravigliosa funzione di processo fondativo dell’uomo e del suo essere uomo tra gli uomini; in sintonia con il proprio corpo, la propria mente, la società e l’ambiente.
7. Cosa è cambiato nella comunicazione della sua Arte tra prima e dopo il “salto” di carriera della domanda precedente?
La parola carriera ha un suono così freddo, pesante e lontano dal mio sentire che è cambiato poco o nulla tra prima e dopo il salto di carriera (che ripeto non so se ci sia davvero stato, perché tutto è relativo).
Mi ha permesso di conoscere molte persone, di viaggiare e di far viaggiare il mio mondo nel mondo.
Non credo ci sia stato un cambiamento nel mio modo di comunicare l’Arte.
Non penso di aver mai avuto altro che il sincero impeto dell’urgenza di ricercare, esprimermi, condividere;
creare scambio ed esperienze e il desiderio che questo raggio di azione si allargasse come fanno i cerchi nell’acqua dopo aver buttato un sasso.
8. Volendo dare dei consigli a dei giovani artisti, quali sono le cose che ritiene più importanti suggerire per l’avvio della loro carriera da Artisti?
Come prima cosa mi piacerebbe troppo che lo scambio non fosse solo digitale, vorrei ci fossero gli occhi, i corpi ad interagire nello spazio ma proverò dal mio mondo a comunicare con il vostro, da qui.
Dal mio personale e piccolo punto di vista ma sincero.
Come prima cosa concentrarsi sempre sull’Amore; l’Amore è un fenomeno individuale e sociale.
Non affrettarsi, non correre, come fanno tutti. Restare in ascolto, darsi il tempo di incontrare il mondo.
Molte cose arrivano se si è in ascolto anche senza cercarle.
Essere curiosi, con la mente, con il corpo.
Scomporre ricomporre; fare le esperienze tra le più disparate per avere uno sguardo largo.
Trovare sempre il filo che collega le cose, tutte, è difficilissimo ma entusiasmante.
Preoccuparsi della propria sincerità più che della carriera ma riuscire a dare sempre il giusto valore al proprio lavoro.
E poi, vi lascio con un detto Zen, perché scegliendo d’essere sinceri con se stessi e con il mondo, le prove saranno tante e dolorose ma:
NON CHIUDERTI
NON CHIUDERE
NON FARTI CHIUDERE
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“GOCCIA un’azione poetica” per “GRAMMATOLOGIE” ricerca e progetto di Tesi di Simona La Neve, Arti Visive e Studi Curatoriali, NABA, Milano | anno accademico 2019-2020
GOCCIA un’azione poetica Michela Tobiolo, 2020
| immagine fotografica con interventi pittorici e naturali
Per «GRAMMATOLOGIE» ricerca e progetto di Tesi di Simona La Neve,
Arti Visive e Studi Curatoriali, NABA, Milano
NEL RESPIRO
CHE RESPIRA
IL TUO RESPIRO
IL TUO CORPO E’ LA SUA PORTA
dal rumore insistente all’ascolto poetico
VERDE LINGUA MADRE vena_goccia_fonte
(video in presa diretta dell’azione)
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CORPO DI STELLE ° dalla terra attraverso il mare fino a raggiungere il cielo
installazione ed azione rituale e condivisa, 2018 | Catalogo LA NATURA E’ ARTE
“Corpo di Stelle di Michela Tobiolo, si colloca nel presente dell’Arte della Performance, pur non riconoscendosi come tale: «Non la chiamerei performance perché non faccio teatro. Non preparo dei movimenti o dei dialoghi definiti, seguo le sensazioni, e non è il mio io ad essere protagonista» ci dice l’Artista. Quindi cos’ è Corpo di Stelle? E’ un’azione rituale condivisa, un’azione che può apparire tempo presente, ma che nel suo atto ontologico si fa rito primitivo e tribale volto all’ancestrale desiderio umano di ritornare all’unità con la Natura. Natura troppo spesso vissuta e percepita come avversa, esistenza aliena a noi esseri animali dotati di raziocinio. La ricerca artistica della Tobiolo, si è nutrita negli anni dei suoi studi multidisciplinari, approfondendo varie discipline (umanistiche, filosofiche e sociali) che riappaiono liberamente espresse in una visione artistica densa di richiami a simbologie prese in prestito da diverse tradizioni culturali. In Corpo di Stelle, il simbolo egemone, è l’oggetto scultoreo. Il corpo ligneo è attore principale antropomorfizzato, da ciò che può apparirci (lasciandoci trasportare dall’immaginazione) testa di cielo stellato fino alla diramazione biforcuta degli arti inferiori, gambe di tramonto che ricollegano l’attore (così come lo spettatore) al suolo boschivo della Sila.
«E’ come un volo pindarico con la mente, non dimenticando il ritmo della gravità che ci tieni legato alla superficie terrestre».
Ritmo che entra nell’azione rituale con il battito delle pietre, componente tribale che unita ad un canto antico calabrese (canto arcaico sulla Madonna, non vincolato nel suo utilizzo al significato meramente cattolico, bensì ad una valenza più ampia di donna/madre universale) costituisce la componente catartica, espressa in un rudimentale accompagnamento musicale, degno di remote tribù. L’ artista si inserisce all’interno del rito, vestita come fosse una Eva rinata (o nata per la prima volta) pronta a dialogare con il simbolo-attore antropomorfizzato legno.
Un dialogo di sguardi e gesti, un corpo a corpo che genera un incontro, un dialogo muto. In questo momento si realizza il nucleo espressivo dell’opera: l’abbandono totale dei meccanismi dell’uomo contemporaneo, sempre più lontano dalla sua natura istintiva-animale. Il rientro di Eva (e dello spettatore che osserva il dialogo) nel corpo altro, che abbraccia e accarezza. Eva (che raccoglie in sè tutte le parti del femminile) attua un processo di immedesimazione istintiva con il Corpo di Stelle, anche rivestendosi di stelle svolazzanti dei medesimi cromatismi, fondendosi con il simbolo che condensa e riunisce in se tutti gli elementi naturali (acqua, aria, terra, fuoco). Corpo di Stelle ci appare sul finale dell’azione rituale, uno e doppio, da un sacchetto la Tobiolo estrae il corpo di stelle frammentato in piccole porzioni di cielo stellato, regalandone una manciata ad ognuno dei presenti, indicando con lo sguardo la possibilità di restituirle al corpo di stelle attore antropomorfizzato (totem poetico tribale) o di scegliere cosa farne. L’azione rituale condivisa, riesce così a coinvolgere ulteriormente lo spettatore, trascinandolo in un unico simbolo primigenio: lo spazio naturale.”
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testo di Antonio Di Cori
Catalogo LA NATURA E’ ARTE | Residenza MABOS |Museo del Bosco della Sila, 2019
Maggiori dettagli del progetto qui: http://www.michelatobiolo.com/?portfolio=corpo-di-stelle-dalla-terra-attraverso-il-mare-fino-a-raggiungere-il-cielo-azione-rituale-e-condivisa-mabos-museo-darte-del-bosco-della-sila
su EXIBART: https://www.exibart.com/evento-arte/giuseppe-ferrise-meri-tancredi-michela-tobiolo-fresco-residenze-sense/
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IX LONDON BIENNALE
SYNCHRONISATIONS – SYNCOPATIONS
DAVID MEDALLA, fondatore e direttore e da ADAM NANKERVIS,
coordinatore internazionale
MICHELA TOBIOLO
ENTRA IN QUESTA FERITA ° il dolore da bruciare è la porta da spalancare
Entra in questa ferita è concepito come approdo verso l’ altro.
La ferita restituisce ciò che nascondeva, divenendo porta da varcare, luogo da attraversare perché si possa attuare la metamorfosi.
Dal dentro al fuori e dal fuori al dentro, dalla dimensione intima alla dimensione collettiva in un flusso che sia balsamo per la ferita del sé e dell’altro.
video di 4:10 minuti
2015
(montaggio in stop motion di materiale fotografico con interventi pittorici e materiale fotografico di elementi pittorici tridimensionali)
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per la IX London Biennale
London Biennale, Stufio.Ra, Roma
SYNCHRONISATIONS – SYNCOPATIONS IX London Biennale,
DAVID MEDALLA, fondatore e direttore e da ADAM NANKERVIS,
coordinatore internazionale
Valle Della Caffarella, Studio.Ra e la gellaria-studio RO.MI. (quartiere Appio Latino)
il programma completo: http://www.studiora.eu/2016/05/01/program-of-london-biennale-2016-in-rome-press-release/
www.studiora.eu || www.1fmediaproject.net
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Michela Tobiolo, dal respiro al vento
SEI TU ° LA MINIERA
azione rituale e condivisa testo di Dario La Mendola
MICHELA TOBIOLO “SEI TU ° LA MINIERA” Azione rituale e condivisa 31 Agosto 2017 ore 21:00
Ideazione e progetto: STUDIO A’87 – in collaborazione con Palazzo Collicola Arti Visive e con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Spoleto
È un viaggio di scoperta, di tensione a qualcosa di alto seppure in direzione discendente
A partire da qui il respiro della poeticità dell’artista nasconde i suoi passi in virtù di un linguaggio più duro, scandito dal ticchettio dell’orologio e della tastiera. E il respiro si fa prosa, più contadina (finalmente), che trasforma la massa creativa in un essenza distillata, vanitosamente fine. Il luogo è laddove termina l’urbanizzazione, cioè laddove comincia il mondo, seppure abbandonato
È un viaggio in compagnia di qualcun‘altro e qualcos‘altro che forse ci abita
Il viaggio non può terminare: perché deve prima avvenire l’unione con il contrario. E l’anima, che pian piano amplia la sua profondità, che pian piano amplia la sua malinconia, si coglie in frammenti, in milioni di stanze il cui tetto è il cielo, la cui luce è bianca. Il viaggio torna sempre alla soglia della partenza. Un po’ annullandosi, un po’ definendo la circolarità di cui è rivestito.
È tumulto e prigionia, è desiderio ma anche paura
Ogni designazione, tratta dalla natura e alla natura destinata, è la promessa di una creazione incessante, che intreccia trame, belle e in equilibrio, come il femminino di cui è custode. Proprio in questo punto i ticchettii dell’orologio e della tastiera sfoderano gli scintillii delle interrogazioni.
È tumulto e prigionia, è desiderio ma anche paura
Tutto si complica quando entra in gioco il dolore, beffardo più di un saltimbanco, la realtà che delude le aspettative della fantasia. Cosa potrebbe incoraggiare, su un piano in cui oscilla impiccato, il coraggio ormai richiamato? L’impossibilità di pronunciare una proposizione che incornici le ferite distrugge, ancora meglio, l’analisi di un critico che si crede un alchimista.
È dolore e consolazione
La testimonianza, tuttavia, arriva da un déjà-vu; per chi ha l’orgoglio di crederci. Sinesio di Cirene: «[…] da tutti gli esseri contenuti nella natura, da ciò che è, che è stato e che sarà (anche il futuro è una forma di esistenza), si staccano delle immagini che sfuggono via dalla loro sostanza».
È la possibilità percepita e chissà, forse, questa volta vissuta
Ecco la coincidenza: un alito di vento, che solleva una foglia, che carezza un piede, che apre e chiude la performance, perfetta in quell’attimo e non in un altro. Ed ecco, nuovamente, la coincidenza: la sabbia del mare e la terra della montagna, il corredo di famiglia e la luce del sole, l’eredità delle nonne, l’eredità dell’infante. E un pozzo, superficie metaforica dell’anima del mondo. Diremmo: riattualizzare nel rituale; nulla si sa di cosa accadrà, anche se ciò che accade -contingentemente- appare necessario.
È sentire il proprio corpo e seguirne la mappatura; è l‘istinto ritrovato, è l‘animalità
Il fine, direbbe il noioso suddito del ticchettio, sarà l’avvicinamento (parola troppo ardua “unione”) alla sfera naturale, in cui pure l’infinitesima particella di polvere vive, respira ed è respirata, partecipa, singolarmente, della collettività. Sì: è il singolo la collettività, ripete come in un mantra, tra labbra serrate, l’artista.
È l‘Auspicio di una riconnessione al nucleo centrale intatto, quel luogo dell‘essere ancor prima dell‘essere
Poi, similmente a ogni tramonto, la notte sistema le nere coperte stellate; l’artista raccoglie, e chi scrive riflette. Di cosa è stato importa tanto, seppure soltanto incoscientemente. Meglio lasciar vibrare la celebrazione ancora per qualche attimo: quelli donati dal ricordo… perché alla fine sarà davvero un ricordo, alimentato da un alito di vento.
È ierofania della materia, sacralizzazione della sostanza; è tornare alla natura.
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testo di Dario Orphée La Mendola
sul progetto: SEI TU ° LA MINIERA , visibile integralmente: qui
su ARTRIBUNE: http://www.artribune.com/mostre-evento-arte/michela-tobiolo-sei-tu-la-miniera/
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Vivre, c’est passer d’un espace à l’autre en essayant le plus possible de ne pas se cogner.
(G. Perec), testo di Martina Lolli
“Se raggiungere la barriera del suono significa scontrarsi con un limite che ha la consistenza di muro – per quei velivoli impreparati a sostenere tale velocità – cosa succede quando siamo noi un muro per gli altri? La velocità che esperiamo giorno per giorno ci ha anestetizzati rendendoci individui opachi e poco permeabili alle sensibilità altrui. Siamo aerodinamici, ma per questo snelli, elusivi e sfuggenti: quando si va troppo veloce il cambio di rotta non è contemplato e l’unico incontro possibile con l’altro è la collisione.
Vivre, c’est passer d’un espace à l’autre en essayant le plus possible de ne pas se cogner. (G. Perec)
Per uscirne indenni bisogna bucare quella membrana dinanzi a noi, penetrare simbolicamente la nostra pelle per creare un varco, immergersi nel profondo dell’epidermide e ritrovare il luogo primigenio delle nostre emozioni. A invitarci in questo viaggio sono i lembi di una ferita, una soglia verso l’oltre del sé cosciente, ma anche l’apertura totale e l’accoglienza dell’altro da sé.
Disposti a lasciarci attraversare, si inizia questo percorso insieme, nei meandri ipnotici di un taglio dove il suono si trasforma in risonanza.
Nella ricerca di Michela Tobiolo la ferita diviene l’antro di questa metamorfosi, si moltiplica, si fa più grande, ci costringe ad affrontarla, proponendosi come tappa iniziale di un viaggio iniziatico che prevede silenzio e solitudine, verso la presa di coscienza del proprio essere. Ausiliari nel viaggio sono gli oggetti rituali e poetici, strumenti costruiti dall’artista con tessuti, filo, ornamenti e materiali naturali. La sacralità sprigionata dagli ex voto di Michela Tobiolo deriva dagli oggetti di recupero e dagli elementi che l’artista trova in natura evocanti un senso di profonda comunione con essa. Affine alla ricerca di Ana Mendieta, l’artista recupera un sentimento di appartenenza panica per trarre dal ciò nuova linfa vitale; di Kiki Smith sono il misticismo e l’initimità della natura presenti nelle opere di Michela, una natura intesa come grembo fertile e accogliente in grado di ricucire assieme le reliquie di una vita e di tessere un senso di maternità che leghi ogni essere vivente.
Questo il percorso umano e spirituale proposto da Michela Tobiolo dove la musica e la magia esistono ma vengono da un ascolto profondo dell’individuo; nessun cambio di rotta e nessuno scontro sono previsti, solo la suggestione dell’inizio di un viaggio di rinascita.”
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testo di Martina Lolli, 2017
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catalogo XVIII Biennale di Penne e Nocciano
XVIII Biennale di Penne e Nocciano, testo di Antonio Zimarino
“La ferita è indubbiamente un “accesso”, un’ apertura dolorosa certamente, ma come ogni dolore, potenzialmente esso prepara e dispone ad una diversa sensibilità delle cose. La vita dispensa inevitabilmente questa condizione che certamente non è desiderabile, eppure spesso si comprende che la sensibilità che quel momento può aprirci, può essere una cosa preziosissima, una via per capire meglio le cose e se stessi, Il video di Michela Tobiolo è pensato dall’ artista come elemento di una installazione più complessa e interattiva ma, essendo in qualche modo momento centrale di tale lavoro, sintetizza poeticamente i temi del progetto: disegno e ripresa video si fondono insieme come aspetti logici e analogici dello stesso tema rappresentato: il contrasto vivido del b/n con il colore steso a mano, racconta con stupore, più che con dramma, la scoperta di questa condizione paradossale dell’ essere umano che appunto ci rende capaci di capire anche i dolori degli altri e quindi ci mette in una comunicazione reciproca più autentica. Quasi che convenga mettersi in gioco oltre il dolore superando le spontanee lamentazioni, accettando questo paradosso che pur restando duro ci permette di essere sempre più autenticamente “umani”.”
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testo di Antonio Zimarino
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catalogo XVIII Biennale di Penne e Nocciano
XVIII Biennale di Penne e Nocciano
Museo di Arte Moderna e Contemporanea MaMec – Penne (Pe)
a cura di Antonio Zimarino e Martina Lolli, 2015
sul progetto: ENTRA IN QUESTA FERITA | il dolore da bruciare è la porta da spalancare, visibile integralmente > qui
su NADART: http://www.nadart.it/la-video-arte-di-michela-tobiolo/
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LA VERITA’ TUTTA INTERA E’ NELLA NOTTE | lascia che ricresca il nuovo | RIVISTA SEGNO | CATALOGO Bocs Art. Residenze d’Artista 2015/2016” a cura di Alberto Dambruoso, Annalisa Ferraro
“Quante personalità con cui confrontarci in questi straordinari Bocs! Si sente in lontananza, dall’area 2, un suono ancestrale di tamburi. Sono le prove del rito di Michela Tobiolo, un viaggio nella propria notte attraverso metamorfosi fisiche e dell’anima. E’ davvero un rito: ci sarà una vestizione, ci sarà il fuoco, ci saranno luoghi da attraversare e il ritmo del tamburo. Un approdo per l’anima dal dentro al fuori e viceversa, attraverso l’energia creatrice e benevola dell’Arte.”
su Rivista Segno qui: http://www.rivistasegno.eu/bocs-art-cosenza-ore-20-00-17-giorno-residenza/
dal DIARIO di Jasmine Pignatelli su BoCs Art, residenze d’ artista, Cosenza 2016
e qui: https://www.rivistasegno.eu/19-artisti-dei-bocs-art/
sul progetto: LA VERITA’ TUTTA INTERA E’ NELLA NOTTE | lascia che ricresca il nuovo, visibile integralmente qui
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CATALOGO Arte per la tutela ambientale
Michela Tobiolo “Abbicura di lei (di te)”
Acquisizione Collezione D’Arte della Fondazione Pescara Abruzzo
Fondazione Pescara Abruzzo
Maison Des Arts
Corso Umberto I, 83 | Pescara
Abbi cura di lei (di te), 2016
Tra le vincitrici di “Opere d’ Arte per la tutela ambientale”
Acquisizione Collezione D’ Arte della Fondazione Pescara Abruzzo
Abbi cura di lei (di te)
Il ramo, simbolo della Madre Terra, si fa divinità e martire, alla quale l’uomo non può che inchinarsi tornando alla sua radice ed alla sua ancestrale connessione con il selvaggio.
Sulla mano che indica la terrà una piccola medaglietta indica: “Sei tu”,
come monito e come promessa di rinnovata consapevolezza e Augurio di riconciliazione con la manifestazione femminile; pulsione creativa, presente in ogni donna e uomo.
“Sei tu”, come monito e come promessa di rinnovata
consapevolezza e Augurio di riconciliazione.
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Festival di arti e cultura su AMORE E POTERE, Bologna, 2015
testo di Rossella Iorio
MIND THE GAP (a quel vuoto che non è paura ma volo)
videoinstallazione
Cuore di Latta – Festival di arti e cultura su Amore e Potere
dal 12 al 14 Marzo, OZ Bologna, 2015
a cura di Rossella Iorio e Umberto Baccolo
Allestimenti Artierranti
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Confusioni (off) a cura di Federica Di Castelnuovo
15- 24 Maggio, Lanciano, 2015
HW_jr, Giorgia Casadei, VVVb, ZoodiNebbia, Flavio Sciolè, AkabB, Nicola Alessandrini, Darkam Arcadia, Michela tobiolo
MIND THE GAP | a quel vuoto che non è paura ma volo
videoinstallazione: https://vimeo.com/122478659
testo critico qui: https://drive.google.com/…/0B7JwU_x1QYlqdnYyMWd3SF84ZTQ/view
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INCODEC Ricerche Regionali di Video Arte
a cura di Ivan D’Alberto, Giovanni Paolo Maria De Cerchio, Martina Lolli, Martina Sconci e Alessandra Arnò
INCODEC – Ricerche Regionali di video arte a cura di Ivan D’Alberto, Giovanni Paolo Maria De Cerchio, Martina Lolli e Martina Sconci, prefazione Alessandra Arnò
Spazio INANGOLO, Penne (2014) | MU.SP.A.C. Museo Sperimentale d’Arte Contemporanea, L’Aquila (2015)
Spazio INANGOLO, Penne
www.inangolo.it
MU.SP.A.C. – Museo Sperimentale d’Arte Contemporanea, L’Aquila
dal 22.05.2015 al 30.05.2015
Nella consapevolezza che le nuove tecnologie abbiano determinato la nascita di moderne espressioni artistiche come video arte, video installazione, video danza, video teatro e video poesia, “INCODEC” nasce dalla volontà dei fondatori dello Spazio INANGOLO di creare un evento dedicato alla video arte abruzzese, attraverso le opere degli artisti Angelo Bucciacchio, Mandra Cerrone, Di Bernardo Rietti Toppeta, Franco Fiorillo, Piotr Hanzelewicz, How to Cure our Soul, Bruno Imbastaro, Minus.log, Andrea Panarelli, Scacchioli – Core, Enzo Testa, Michela Tobiolo. Con una riflessione sull’essenza immateriale della video arte e sull’aspetto di codifica/decodifica, che sta alla base di tale linguaggio, i curatori Ivan D’Alberto, Giovanni Paolo Maria De Cerchio, Martina Lolli, Martina Sconci e Alessandra Arnò hanno costruito un percorso espositivo con l’idea di mettere in luce i punti forza delle opere video, intese come “visioni” multimediali.
Codec è il programma che permette di codificare e/o decodificare un segnale digitale audio-video perché possa essere compresso e salvato su un supporto di memoria, per poi essere letto attraverso la sua decompressione. L’obiettivo del progetto consiste nell’esplorazione artistica delle quattro provincie abruzzesi, per esaminare e valorizzare i documenti video realizzati nella nostra contemporaneità regionale. L’iniziativa mira al coinvolgimento di tutte le espressività autoctone per la realizzazione di un excursus relazionale su opere video originali e innovative. La ricerca capillare di nuove sperimentazioni creative, senza tralasciare nessun percorso e contesto, vuole indagare e valutare le peculiarità tecnico-espressive applicate dai video-maker e comprendere i significati in relazione al contesto culturale nel quale esse si sono sviluppate e articolate. INCODEC è uno studio che mira all’analisi e alla comprensione dei video e dei loro messaggi concettuali e territoriali.
su Rivista Segno: https://www.rivistasegno.eu/incodec-la-video-arte-abruzzese-spazio-inangolo-penne/?fbclid=IwAR3dnDrQ9Fc26yXHHI65DCCev67sCMhyGWYUMJxbRSDy4Fhitp2Z5ABrYho
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su MUSPAC.com: http://www.muspac.com/2015/05/22/incodec/
ARTICOLI
2020
Aprile: Nesf El Donia Magazine | dostor.org | youm7.com | aawsat.com | albawabhnews.com | Nile TV International – Cultural channel, Egitto
2019
Maggio: Manifest.blog | CN24tv.it
2018
Gennaio: ARTRIBUNE.com | IlSitodell’Arte.com | BeniCulturali.it sito MiBACT | Arte.it | Rivistasegno.eu |
Marzo: lagazzettadelsudafrica.net | centroluigidisarro.it
Agosto: Exibart
Settembre: lagazzettadelsudafrica.net
2017
Agosto: ARTRIBUNE.com | Arte.it | La Città Quotidiano | Lobodilattice.com | Tuttoggi.info | ItaliaArtMagazine.it |
2016
Aprile: OzioMagazine.it
Maggio: ARTRIBUNE.com | Womenenews.net
Ottobre: Rivistasegno.eu 22-30 | La provincia di Cosenza
2015
Gennaio: Quotidiano Il Centro
Marzo: BolognaToday.it | quotidiano Il Centro | Bobos.it rubrica di Grazia.it | JulietArtMag.com
Aprile: Quotidiano La Città
Ottobre: PescaraPost.it | ARTRIBUNE.com
Novembre: Exibart.com IlPescara.it
Dicembre: Lagazzettadellospettacolo.it | GiulianovaNews.it
2014
Maggio: LUndici.it
Giugno: su il Quotidiano il Centro | Sipario | FrizziFrizzi.it | Rete8.it
Novembre: AbruzzNews.eu
Dicembre: PrimaPress
2013
Agosto: Culturame.it
2012
Maggio: BizzarroCinema
Settembre: OzioMagazine.it
Ottobre: OzioMagazine.it | La dolce vita cartaceo
2011
Marzo: Exibart.com | Undo.net
2010
Intercity Magazine n°153, cartaceo
Ottobre: videointervista a cura di Taxilife programma Genio Tv